L'Eurasia e la piazza vuota
Ai greci non si torna
di Sergio Turtulici
L’Europa è una piccola penisola che affiora ad ovest dalla grande massa asiatica che la supera in estensione più di quattro volte. Europa e Asia
formano insieme un enorme supercontinente e la divisione toponomastica che le separa è una convenzione storica e sociale che non ha una ragione d’essere geografica. Così come una convenzione è l’Europa come Occidente, l’Asia come Oriente. Logico pertanto chiamare Eurasia l’immenso continente, tanto più oggi.
Nella geo-filosofia dell’Europa la Grecia antica era un limes, un ponte tra l’Occidente e l’Oriente. La prima ricerca scientifica e filosofica lì è nata, su un piano di immanenza, di fedeltà alla natura, alla terra. Era la Sapienza Greca, prossima alle culture dell’Asia, di un popolo, i Greci, con vocazione di marinai. Poi qualcosa cambia la storia dell’Occidente.
Nasce l’idealismo di Socrate e del suo allievo Platone: la speculazione di pensiero greca, che da giovane aveva i piedi per terra, comincia a guardare alla chimera del progresso. L’Occidente rompe i ponti filosofici con l’Oriente. Atene, spinta dalla follia imperialista della conquista di mari e terre altrui, con la sua formidabile flotta navale corre al disastro militare nel Porto grande di Siracusa, 413 a.C. Tramonta da quel giorno il “miracolo” dei Greci. Il meglio della loro eredità viene raccolto da altri. Ma la corsa folle dell’idealismo, dell’imperialismo, dello sviluppo occidentale, pomposamente detto progresso, continua fino al naufragio post-moderno. La domenica di Pasqua del 2020, tra le colonne di Gian Lorenzo Bernini, il papa recita la benedizione urbi et orbi tutto solo nella piazza S. Pietro vuota per il lockdown. Simbolicamente triste a vedersi, anche per chi non crede. Ai Greci non si torna. Anche perché non è di fuori pensare che l’avvenire geopolitico sarà di Eurasia, che i due giganti, Cina e India, superati dall’Occidente nella modernità “nostra” ora finita, dopo essere stati più avanzati, progrediti per millenni in tutti i campi, abbiano recuperato negli ultimi trent’anni di storia il ritardo di cinquecento e, forti di uno sviluppo in tutti i campi del convivere, dall’economia alle diverse forme culturali, unito e supportato dalla spiritualità, dal potere silenzioso, fedele alla terra e ai suoi ritmi, di civiltà antichissime, stiano per vincere la partita per l’egemonia di sistema tra le grandi potenze economiche e politiche del mondo.
Prefazione di Andrea Ughetto. Epilogo di Francesco Rapalino
formato 14x19 - pagine 208
ISBN 9788831236300
ISBN 9788831236300
13,00€
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